19.6.10

collegio docenti et similia

da: A.Calvani, M.Rotta, (1999). Comunicazione e apprendimento in Internet. Erickson. Trento.

Capitolo 2: Tecnologie e relazioni collaborative

Mitologia dell’incontro in presenza

“All’esplosione della collegialità non corrisponde una adeguata valutazione critica della gestibilità delle riunioni e dei modi ottimali della loro conduzione. Le istituzioni tendono ad implodere. La collegialità diventa spesso turbinosa, l’incapacità di capirsi porta a ritornare continuamente sui propri passi in un giro spesso snervante."
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La riunione in presenza si è arricchita di una sua mitologia sostenuta anche dall’immagine tecnicamente semplicistica, di una democrazia partecipativa che troverebbe i suoi momenti attuativi più significativi nell’essere fisicamente nella situazione;
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Gran parte del lavoro delle scuole e aziende si svolge attraverso riunioni in presenza con un riunionismo spesso inconcludente.
Residui di una cultura orale ci hanno spesso fatto dimenticare i limiti intrinseci a una riunione faccia a faccia che le tecnologie della comunicazione, offrendo ambienti più articolati, mettono oggi meglio in risalto.”
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“In una riunione faccia a faccia si può avviare un brainstorming, ma difficilmente si può consentire di continuare una reale cooperazione produttiva se si è in un gruppo abbastanza numeroso. La forbice libertà/creatività vs decisionalità impone riduzioni pesanti. Gestori esperti delle riunioni sanno bene che una reale libertà, con la possibilità di ciascuno di esprimersi in libertà, può comportare il fallimento della riunione stessa; la riunione andrà orientata, se non pilotata, tenuta sotto controllo nei suoi fattori di disturbo; di fatto, per ben funzionare dovrà essere semplificata, sino al limite dell’assenso-dissenso nei riguardi di una lista di enunciazioni già (pre)impostate.”
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“in una conversazione orale, la parola soffoca la riflessività, evoca commenti ed emozioni immediate e non c’è molto tempo per riflettere; aspetti emozionali e relazionali hanno il sopravvento rispetto alla riflessività e criticità che solo una valutazione pacata può permettere; essere accettati, gratificati, offrire una buona immagine di sé diventa spesso lo scopo primario, in un carosello di ego, un rito tribale in cui “le prime donne” si impongono.”
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Ritualità orali si coniugano con routine burocratiche e confluiscono in una mitologia della partecipazione diretta che ha indotto a non comprenderne le effettive limitazioni.
Rispetto all’idea che l’incontro in presenza sarebbe l’unico capace di consentire reale espressività ai soggetti (oltre che certificare l’effettiva realtà e democraticità di un gruppo di lavoro) avanziamo l’ipotesi che in futuro ad affermarsi saranno proprio le agenzie e istituzioni capaci di affrontare la sfida della complessità, attrezzandosi con modalità più agili e mobili di gestione delle attività condivise, ridimensionando pertanto la mole degli incontri improduttivi: il passaggio a un computer enhanced meeting assume un ruolo cruciale in questo quadro. I punti principali su cui far leva sono tre:
- espansione nel tempo dell’attività collaborativa (al di là del tempo ristretto della riunione)
- agevolezza nella condizione di elaborazione degli apporti (i soggetti partecipanti devono poter intervenire quando si sentono pronti, nel contesto che consente loro il maggior agio possibile);
- visibilità a tutto il gruppo degli apporti reciproci, dinamicità/editabilità del materiale”
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